Guida Inps maternità, quali sono i benefici previsti? L’opportunità di congedo di maternità costituisce un periodo di astensione dal lavoro disponibile per far fronte alla gravidanza. Nel corso del periodo di assenza obbligatoria dal lavoro, il soggetto richiedente consegue comunque un’indennità economica al posto dello stipendio. Tale diritto interessa anche le eventualità di adozione o affidamento di minori.
Guida Inps maternità: chi può richiederlo? Se vi sono specifiche condizioni che inibiscono la madre a godere del congedo di maternità, il diritto passa al padre, in questo caso parliamo di congedo di paternità. In generale la richiesta può essere inoltrata da:
lavoratrici dipendenti assicurate all'Inps anche per la maternità che hanno un lavoro al momento dell’inizio del congedo;
- disoccupate o sospese a queste condizioni:
- il congedo di maternità sia iniziato entro 60 giorni dall’ultimo giorno di lavoro
- il congedo di maternità sia iniziato oltre i predetti 60 giorni, ma è presente il diritto di indennità di disoccupazione, alla mobilità oppure alla cassa integrazione;
- lavoratrici agricole a tempo indeterminato e lavoratrici agricole tempo determinato che nell’anno di inizio del congedo siano in possesso della qualità di bracciante comprovata dall’iscrizione negli elenchi nominativi annuali per almeno 51 giornate di lavoro agricolo;
- lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari (con 26 contributi settimanali nell’anno che precede l’inizio del congedo di maternità);
- lavoratrici a domicilio;
- lavoratrici LSU o APU;
Quali sono i benefici previsti? È disposto un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro che riguarda due situazioni, prima e dopo il parto. Nella fase antecedente al parto abbiamo:
due mesi precedenti la data presunta del parto e il giorno del parto;
periodo di interdizione anticipata previsti dall’azienda sanitaria locale, disposti a fronte di gravidanze a rischio, o dalla direzione territoriale del lavoro, per delle mansioni incompatibili.
Nel periodo successivo al parto, invece, si ha diritto a:
3 mesi successivi al parto
periodi di interdizione prorogata stabiliti dalla direzione territoriale del lavoro