Errori calcolo pensioni Inps: l’intervento della Corte Costituzionale. Oggetto dell’errore di calcolo dell’Inps le prestazioni previdenziali fornite dal 6 luglio 2011. Lo scorso 19 maggio l’Inps ha comunicato una nota in cui sono stati forniti chiarimenti sulla materia. Sulla vicenda però è intervenuta recentemente la Corte Costituzionale (69/2014) che ha dichiarato l’incostituzionalità del decreto legge n.98 del 2011 in cui si è verificata l’estensione dei nuovi principi di decadenza di 36 mesi, parametri molto più contenuti rispetto ai criteri decennali degli anni precedenti.
Inseguito all’intervento della Corte Costituzionale, l’Inps ha confermato che il parametro di decadenza della domanda, tesa a conseguire l’adeguamento della rendita riconosciuta per un importo inferiore a quello effettivamente spettante, decorre dalla data di ricezione a opera del beneficiario della pensione. Nell’eventualità di mancata disponibilità, la data utile è quella di riscossione del primo assegno del trattamento previdenziale.
Errori calcolo pensioni Inps: le conseguenze pratiche. In termini pratici, gli errori compiuti dall’Inps nel computo della pensione dal 2001 verranno cancellati. A partire dal 6 luglio quanti hanno rilevato degli errori nei loro assegni non potranno più eseguire la richiesta di rettifica.
Sulla scorta di recenti stime, in Italia il 38% delle pensioni presenta degli errori di calcolo, non sorprende quindi questo nuovo riscontro che ha richiesto il coinvolgimento della Corte Costituzionale. I pensionati subiscono un errore che si traduce mediamente in un danno di 30 euro al mese. Quanti hanno già rilevato l’errore procedendo con il ricorso all’Inps non andranno incontro a nessun rischio.